Spesso chi non ha mai praticato fisioterapia ignora l'esistenza di un programma riabilitativo; a volte la figura del fisioterapista è relegata a ruolo di massaggiatore o pranoteurapeta, laddove nell'immaginario l’operatore deve avere mani robuste per manipolare o tanto sensibili da trasmettere miracolose energie. Per fortuna la fisioterapia è altro, frutto di evidenze scientifiche, tecnica e conoscenza di un sistema complesso e sbalorditivo: il corpo umano.
Ciò che è disegnato in modo iconico, è la rappresentazione corporea presente nella nostra corteccia cerebrale; può sembrare buffo, ma per la nostra corteccia motoria e sensitiva, noi abbiamo all'incirca queste sembianze. Noi diamo importanza ad un taglio di capelli, curiamo l'estetica, ma il nostro cervello non bada a questi aspetti. Lui ci considera una sorta di mostriciattolo chiamato "homunculus". E' una immagine diversa dalla percezione di noi stessi in quanto il cervello, per avere "consapevolezza" del corpo, non si avvale della vista come noi, ma utilizza varie informazioni che gli giungono da organi recettoriali sparsi nella cute, nei muscoli, nei tendini...ed un pò ovunque. Se ad esempio tocchiamo un oggetto con l'indice della mano, il segnale nervoso, dai recettori periferici, arriva in una specifica area della corteccia; noi percepiamo forma e temperatura dell'oggetto, ma i nostri neuroni, grazie al movimento ed al tatto, stanno già disegnando nella corteccia l'immagine del dito tramite i numerosi recettori presenti nella mano, dando forma ad una rappresentazione corporea corticale, definita nell'insieme "homunculus"; anche il gesto è rappresentato nella corteccia perchè è presente un secondo homunculus, detto motorio, che preserva una immagine di tutti i distretti che svolgono i compiti motori.
In definitiva per l'homunculus, noi siamo un agglomerato di neuroni con determinate capacità motorie e sensitive che, rappresentati idealmente, prendono le sembianze di parti del corpo che normalmente vediamo ed utilizziamo.
Le mani sono rappresentate in modo sproporzionato perché sono strutture ricche di recettori, per cui nella corteccia esse hanno aree molto estese. Per capire perché le mani sono grandi, pensiamo alla confusione in cui piomberemmo se non avessimo il tatto, o ne avessimo poco; sarebbe difficoltoso per noi sapere quando e cosa tocchiamo, e le mani, che sono tra gli strumenti più utilizzati, devono essere ricche di recettori sensoriali.
Allo stesso modo, la bocca, che ci consente sia di masticare e deglutire ma in particolar modo di articolare suoni per permetterci di comunicare, deve avere una grossa rappresentazione nella corteccia motoria.
Rappresentazione degli homunculus (motorio e sensitivo) nelle rispettive cortecce cerebrali.
Perchè parlare di homunculus, in sintesi, cosa fa un fisioterapista?
Nel corso del ventesimo secolo illustri ricercatori hanno concentrato i loro studi su un fenomeno conosciuto come "arto fantasma".
La sfida era rappresentata dal fatto che alcuni pazienti, a seguito di amputazione, riferivano di provare dolore laddove l'arto non esisteva più. Come se ciò non bastasse, toccando il viso a persone amputate di mano, esse affermavano di provare sensazioni all'arto mancante, come se qualcuno afferrasse loro la mano. Un vero rompicapo.
Si è così ipotizzato che l'area dell'homunculus privata delle informazioni periferiche provenienti dall'arto, anzicchè spegnersi come ci si aspetterebbe, venisse colmata dalle aree adiacenti; e la parte della corteccia corrispondente al viso, che nella rappresentazione dell'homunculs è molto vicina alla mano e non distante come lo è in realtà, potesse creare nuovi collegamenti con la parte privata dalle informazioni, la mano. Ciò spiegherebbe perché i pazienti avevano la sensazione che qualcuno gli toccasse la mano, anzicchè il viso, facendo anche supporre che il nostro cervello non solo ha una rappresentazione del corpo e una consapevolezza del movimento, ma è anche in grado di attuare in autonomia una riorganizzazione funzionale e strutturale di sè stesso.
Oggi possiamo affermare con certezza scientifica che i nostri neuroni non sono un qualcosa di definito alla nascita, ma che esiste una modificabilità delle connessioni tra le cellule nervose che continua anche in età adulta. Modifica che ahinoi non è esente da rischi perchè può generare disturbi di vario tipo a secondo dell'area deprivata, come avviene nel dolore dell'arto fantasma o come ad esempio probabilmente avviene nell’acufene, in cui si percepiscono ronzii ed altri suoni inesistenti perchè ad essere privata di informazioni è la corteccia uditiva dopo un danno alle strutture periferiche, come un timpano dell'orecchio perforato, o altro.
Tutto ciò ci introduce al concetto di “plasticità neurale”, un alleato potentissimo nelle mani di un fisioterapista.
Sarà compito nostro fornire al paziente gli input di cui ha bisogno per permettere al cervello di apprendere nuove informazioni e plasmarsi. Utilizziamo tecniche e metodi che hanno evidenza scientifica per guidare i neuroni nella direzione che riteniamo opportuna, anche adoperando, come nel caso dell'arto fantasma, uno specchio in modo ingannevole! Attraverso lo specchio che riproduce i movimenti dell’arto sano, possiamo creare un feedback visivo altrimenti impossibile da realizzare e sfruttare la plasticità del sistema nervoso per creare nuove e corrette connessioni e risolvere il conflitto sensoriale che ha generato il dolore. E poco importa se così facendo l’homunculus assomiglierà sempre più a un mostriciattolo…l’importante è che sia congruo alle nostre esigenze, dal recupero della funzionalità dopo un danno corticale come nell'ictus, al fare cessare una lombalgia caratterizzata anche da adattamenti cerebrali veicolati da meccanismi sottocorticali e spinali. Riflettendo bene, non possiamo non notare che generalmente tendiamo a separare e catalogare, ed anche la fisioterapia non si sottrae generando i propri ambiti, dall'ortopedico al neurologico, fino a contesti più specifici. Eppure sappiamo che sarebbe un errore credere che una patologia possa limitarsi a coinvolgere una singola parte del nostro corpo. Ci sarà sempre un insieme da rieducare, una straordinaria unità in cui intervengono pure elementi dipendenti dall’aspetto psicologico della persona e dal contesto sociale in cui vive. Fattori che a loro volta possono cavalcare l’onda della plasticità, alterare la percezione agli stimoli, e diventare discriminanti in qualsiasi processo di guarigione, anche in un mal di schiena cronico.
Ecco cosa fa un fisioterapista, non certo magie o solo massaggi.
Riprogrammazione funzionale dello schema corporeo degli arti superiori (Mirror Therapy)
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