“Ho mal di schiena da settimane e l'ortopedico mi ha indicato la fisioterapia. Avrei voluto fare la risonanza magnetica, ma lui, dopo aver fatto test e molte domande, ha giudicato l’esame al momento inutile”.
A molte persone può sembrare una affermazione "assurda", ma probabilmente lo specialista ha giuste ragioni per reputare l'esame superfluo. Analizziamo il perché.
Anche se è un problema frequente ed oggetto di tanti studi, la lombalgia che perdura nel tempo si caratterizza per l’alto numero dei casi, fino al 90%, in cui non si riesce a risalire ad una causa certa e “specifica” di dolore.
Per quanto possa tornare utile disporre di esami diagnostici, non sempre una risonanza magnetica è in grado di spiegare il motivo di un mal di schiena. Indagini epidemiologiche hanno dimostrato che molte condizioni della colonna vertebrale ritenute responsabili del dolore non sono collegate ai sintomi e che svariate anomalie della stessa sono comuni nei pazienti asintomatici quanto in quelli sintomatici. Una tesi confermata dalle immagini radiografiche, dove è emerso che ad esempio una protusione discale non sempre ha come conseguenza il dolore; come è vero anche il contrario, in quanto ci sono tantissime persone che lamentano dolore pure non presentando anomalie discali di rilievo clinico.
Naturalmente per essere sicuri che la lombalgia in oggetto sia aspecifica, dobbiamo valutare ed escludere la minoranza di cause specifiche di dolore, ovvero quelle condizioni certe, analizzate con l’esame obiettivo e con l'ausilio, nel caso di sospetto, di indagini strumentali. Sono rare cause viscerali e internistiche, possibili gravi patologie spinali, ma soprattutto radicolopatie e neuropatie da compressione dei nervi periferici, la famigerata sciatalgia per citarne una conosciuta.
Ma come detto le cause specifiche contribuiscono in una minoranza dei casi di lombalgia perchè spesso il dolore è da ricercare lontano da cause prettamente organiche; si indaga in fattori psicosociali legati all’ambiente lavorativo, al contesto familiare, ad esperienze pregresse negative in cui si possono accompagnare anche quadri di ansia, depressione ecc…
Incredibilmente il dolore si nutre di questi fattori, può cessare spontaneamente o cronicizzare con il fenomeno della sensibilizzazione.
Tutti almeno una volta nella vita abbiamo avuto un mal di schiena che si è poi risolto da solo. E in molti hanno imparato a convivere con il dolore ogni qual volta, altrettanto spesso, si ripresenta. Ed è esattamente ciò che confermano gli studi, perché la lombalgia aspecifica si risolve spontaneamente nel 44% dei casi dopo una settimana, nell’ 86% dopo un mese, nel 92% dopo 2 mesi. Le recidive, che si assestano tra il 60 e 80%, rendono però la lombalgia aspecifica la prima causa di disabilità nei soggetti al di sotto dei 45 anni.
Un problema quindi importante e complesso, come affrontarlo?
Dinnanzi a una sofferenza occorre immediatamente escludere la presenza di Red Flag, ovvero segnali che fanno supporre la presenza di neoplasie, fratture, infezioni o traumi alla cauda equina. E’ discriminante il comportamento del dolore, se è costante, presente anche la notte, se non cessa con gli antidolorifici, se è presente febbre, calo ponderale, disturbo urinario, fecale…
Si procede poi ad individuare quelle che possono essere le cause specifiche, spesso attribuibili a fenomeni di compressione di nervi e legamenti dovuti a scivolamento vertebrale, ernie, artrosi e infiammazione delle faccette articolari delle vertebre che possono nel tempo generare stenosi. Specifici test possono indirizzare il paziente ad eseguire indagini di primo livello, come la radiografia, per procedere ad indagini più approfondite come risonanza, Tac e studio della conduzione nervosa, per confermare il quadro clinico.
Si valuteranno tutte le condizioni che possono perturbare l’unità funzionale vertebrale, un’unita composta da muscoli, nervi, vasi, capsule articolari, legamenti, articolazioni e dischi.
La colonna vertebrale è il pilastro centrale del nostro tronco ed è in grado di conciliare due parametri apparentemente contrapposti tra loro: rigidità ed elasticità. Essa infatti è in grado di sostenere l’intero corpo ma allo stesso tempo è abbastanza mobile da permettere un gran numero di movimenti. Per questa ragione non può essere una struttura unica e rettilinea, ma è costituita da una serie di segmenti ossei, le vertebre, disposti uno sull’altro secondo traiettorie curvilinee denominate cifosi e lordosi. La cifosi assolvono una funzione di sostegno, le lordosi, invece, hanno una caratteristica di mobilità. Ogni tratto contribuisce in percentuale variabile ai movimenti di flesso/estensione, rotazione ed inclinazione laterale dell'intera colonna ed è importantissimo che tutto funzioni alla perfezione.
Pensiamo ad esempio a quanto possa essere dannoso stare seduti scorrettamente a un pc, ore e ore. Perdita delle lordosi, carico gravante sulle ultime vertebre, sovraccarico muscolare del tratto cervicale deputato a sostenere il capo e mantenere l'orizzontalità dello sguardo, rettilineizzazione della lordosi cervicale, spesso citata nei referti delle radiografie, caratteristica del capo proiettato in avanti. Purtroppo ci si rende conto delle errate posizioni solo quando schiena, collo e testa iniziano a far male, senza rendersi conto di aver già da tempo seminato vento.
Paragone tra una postura che conserva le curve fisiologiche della colonna ed una che enfatizza le cifosi.
Eppure spesso, sopratutto tra i giovani, lombalgie e cervicalgie tengono conto in modo marginale di questi aspetti prettamente strutturali, riconoscendo per lo più altre cause. Diventa in questo caso fondamentale informare il paziente della benignità della patologia e consigliare una strategia di intervento che evita le attività che aumentano il dolore, ma al tempo stesso incentiva il mantenersi attivi il più possibile e condurre una vita normale e salutare. La cura del sonno, della persona, imparare a gestire lo stress sono esempi di fattori che possono determinare la regressione dei sintomi. Nasce la Back School e la Neck School, delle vere e proprie scuole dove si insegna ad amare e rispettare la propria colonna vertebrale. Purtroppo moltissimi pazienti sottovalutano questi concetti, riponendo estrema fiducia in interventi chirurgici invasivi, che non risolvono la problematica, ma l'aggravano, e non per colpa dell'operato del chirurgo, ma a causa di un'indicazione errata, frutto magari di una risonanza superflua e mal interpretata.
Bisogna imparare ad ascoltare i messaggi del corpo ed agire su più fronti per evitare cronicizzazioni e per prevenire o correggere i paramorfismi del rachide che possono comportare nel tempo problematiche serie, specifiche; è importante eliminare i fattori di rischio per la colonna, come sedentarietà, fumo, sovrappeso e attività fisiche ripetitive o pesanti. E' raccomandato integrare esercizi mirati a conservare le fisiologiche curve del rachide, che garantiscano libertà di movimento ai segmenti vertebrali ed assicurino trofismo ed elasticità muscolare in tutti i distretti. Gli esercizi andrebbero svolti sempre con la supervisione del fisioterapista, il quale può utilizzare anche metodiche specifiche, a secondo dell'obiettivo e della causa di dolore; vediamone alcune.
La Rieducazione Posturale Globale si basa sul concetto di globalità, dove una visione d’insieme delle catene cinematiche che compongono il corpo permette di far emergere la causa del problema, che risiede in distretti anche lontani da quello dolente a causa di azioni muscolari che, dalla singola unità, perturbano l'intero scheletro. La terapia prevede l'impiego di posture che ristabiliscono equlibrio e garantiscono una corretta distribuzione delle forze in gioco nel rachide.
Il metodo McKenzie si basa su un’attenta valutazione con l’analisi del dolore nei movimenti ripetuti che porta all’individuazione di alcune sindromi sul quale i terapista può intervenire. Gli esercizi suggeriti dovrebbero comportare una sensibile diminuzione del dolore che, dalle zone più periferiche del corpo, si porterà più vicino alla colonna vertebrale, fino a scomparire gradualmente. Infine un programma di auto-trattamento tarato sullo stile di vita del paziente, metterà il paziente in grado di controllare e trattare il proprio dolore con sicurezza ed efficacia.
Cyriax pone l’attenzione soprattutto su eventuali effetti delle protusioni discali che possono comprimere la dura madre (la membra più esterna del midollo spinale) e provocare dolore, per cui il trattamento prevede l’impiego di tecniche di terapia manuale quali il Massaggio Trasverso Profondo MTP e le mobilizzazioni articolari.
Rieducazione posturale metodo Mezieres.
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